Gray Matter: Jane Jensen torna con un giallo sgangherato

Gray Matter (WizardBox, 2011) 

Da anni gli avventurieri di lungo corso aspettavano questo gioco: sì, perché l'autrice, Jane Jensen, s'è guadagnata una certa fama con la bellissima serie di Gabriel Knight e, quando ha annunciato che era al lavoro su una nuova avventura, Gray Matter, gli amanti del genere si sono messi tutti in trepidante attesa. Da quel giorno sono trascorsi diversi anni e Gray Matter ha visto la luce solo nel 2011, a ben dodici anni di distanza dall'ultimo Gabriel Knight. E come spesso accade quando un prodotto ha una lunga gestazione, alla fine il risultato è deludente (vedi, nel caso della musica, Chinese Democracy dei Gun's'Roses).  

Sia chiaro: la Jensen è forte sul piano narrativo e un certo spessore, da questo punto di vista, Gray Matter ce l'ha. Il nostro personaggio è una giovana aspirante illusionista, girovaga, che finisce per caso a Oxford, nella villa di uno scienziato con diverse rotelle fuori posto. Messo così, il soggetto sembra un po' banale, ma la nostra protagonista è un personaggio interessante e lo scienziato, giovane, belloccio, tormentato, non è poi così stereotipato. Ebbene, ci ritroveremo dunque a dovere aiutare il nostro scienziato che sta eseguendo una serie di esperimenti per mettersi in contatto con il fantasma della moglie morta in un incidente stradale. Insomma, sposeremo la sua causa e coinvolgeremo nella follia del tipo un gruppo di studenti sbarbatelli, matricole con poca voglia di studiare. Ovviamente non andrà tutto liscio, qualcuno, chissa perché, vuole ostacolarci con una serie di attentati al college che frequentiamo. E noi, naturalmente, dobbiamo smascherare il nostro sabotatore.

Una trama decente, per un'avventura, ma niente di più. Metteteci poi che il finale è scontato e che i dialoghi contano su una scrittura sotto la media, e capirete che siamo di fronte a qualcosa di piuttosto mediocre. 

Fosse solo questo, il problema, potremmo anche farcene una ragione perché tutto sommato il gioco coinvolge. Il grosso guaio, però, è che l'implementazione è molto, molto scadente. I filmati (cutscenes) tra un enigma e l'altro sono di bassa qualità: cartoni malamente animati. E per il resto, i difetti sono un po' ovunque: oggetti che appaiono due volte, altri che spariscono, uscite difficili da imboccare. E pure la trovata più originale è sgangherata: la nostra protagonista, essendo una illusionista, può eseguire giochi di prestigio per risolvere enigmi o distrarre altri personaggi, ma la tecnica per eseguire il gioco è banalotta e dà ben poca soddisfazione. Inoltre, gli enigmi sono piuttosto scontati e il gioco in totale è piuttosto bene (un avventuriero esperto può finirlo pure in dodici ore).

Si salva solo la musica, scritta dal marito della Jensen, che è davvero di grande atmosfera. 

Insomma, Jane Jensen sembra essersi persa. E non può neppure dare troppo la colpa al "reparto tecnico" e al basso budget: il signor Jonathan Boakes, con mezzi tecnici ben meno evoluti, è in grado di realizzare giochi notevolissimi, come The Lost Crown. E sono sicuro che lui non ci deluderà con il suo nuovo titolo annunciato, The Last Crown (anche se il titolo infelice perché porta a confonderlo facilmente con i precedenti).  

L'augurio è che Jane Jensen si rimetta al lavoro e sforni qualcosa di almeno paragonabile al grande Gabriel Knight

(dicembre 2011)

Lascia un commento