Overclocked: un thriller… a metà

Overclocked – Una storia di violenza (House Of Tales, 2008) 

Overclocked è un adventure game thriller scritto dalla stessa software house tedesca che nel 2004 sfornò il deludente (a mio avviso) The Moment of Silence, una delle avventure più prolisse, pretenziose e noiose della storia (lo batte solo Culpa Innata). Fortunatamente, Overclocked è tutt'altra cosa e si basa su una storia tutto sommato coinvolgente che "pretende" di essere conclusa.

Ma i difetti sono molti e mi stupisco che Andrew Plotkin, acclamato autore di narrativa interattiva, abbia definito Overclocked un grande gioco. Lo consiglierei a chi ama le avventure più orientate alla storia che agli enigmi, e le storie cupe, inquietanti, ma non lo metterei tra le pietre miliari del genere. 

Overclocked è un gioco dall'atmosfera buia, spettrale, direi, ambientato in una New York triste e piovosa, dove è accaduto un angosciante fatto di cronaca: cinque giovani sono stati ritrovati seminudi per strada, in stato confusionale, anzi: senza memoria. Cinque automi, in pratica, che sono finiti sotto osservazione in una clinica. Noi, nei panni di uno psichiatra, David McNamara, dobbiamo aiutarli a ritrovare i ricordi, a ricostruire l'accaduto e l'origine del trauma. E via via, ogni volta che "lavoriamo" su uno di loro, indossiamo i suoi panni e viviamo spezzoni di quello che ha vissuto lui: una interessante scelta di design, che ci consente di immergerci nel gioco sotto molteplici punti di vista.

E così, ricordo dopo ricordo, tessera dopo tessera, ricostruiremo il "puzzle", ossia la "situazione" che ha portato i ragazzi sull'orlo della follia. Non solo: il nostro David deve anche fare i conti con i suoi problemi personali: il divorzio con la moglie, vicenda che fa da corollario all'intreccio principale. Insomma, l'atmosfera è "pesante", molto realistica, la trama è piuttosto originale: dunque, le premesse per un ottimo gioco ci sarebbero tutte.

Purtroppo, anche il gameplay è per molti versi pesante. Infatti, l'oggetto "principale" è il nostro smartphone sul quale registriamo anche le conversazioni con i pazienti: ora, per risvegliare i loro ricordi, è sufficiente fare ascoltare all'uno il ricordo dell'altro, una procedura un po' confusionaria e a volte frustrante. Per fortuna, il tutto è snellito dal fatto che il gioco ha poche stanze, dunque almeno non ci perderemo in inutili esplorazioni. 

E così, concentrandoci solo sulla trama, che è solida e conta su una buona sceneggiatura, avremo le nostre soddisfazioni. 

Purtroppo, però, come spesso capita, la montagna partorisce il topolino.

Spoiler (non vada avanti chi vuole giocare a Overclocked senza rovinarsi le sorprese).

Alla fine, succede qualcosa di prevedibilissimo, una pura banalità: si scopre che i cinque ragazzi erano semplicemente… vittime di un esperimento. Be', effettivamente dagli autori ci si poteva aspettare qualche sforzo in più, dopo tanto lavoro ben riuscito sull'atmosfera e sull'intreccio. Un vero peccato, un'occasione mancata direi, considerando anche il fatto che gli enigmi sono praticamente inesistenti: neppure da lì, a conti fatti, arrivano soddisfazioni per il giocatore. 

Concludendo, Overclocked, proprio come i famosi film gialli di RaiDue: appassiona finché lo si vive, però finisce per lasciare l'amato in bocca quando arriva la parola "fine". 

(FC, ottobre 2011)

Lascia un commento