Archivio mensile:Aprile 2007

Erix e The Longest Journey

L'avventura è l'avventura, sempre più incline all'avventura grafica, ha il grande onore di ospitare una recensione d'autore: The Longest Journey vista, giocata e commentata dal leggendario Enrico Colombini, autore di immortali avventure testuali (date una occhiata al suo sito, www.erix.it).

Come potete leggere, Erix parla bene di TLJ, che io invece avevo un po' massacrato. Apprezzo e capisco il suo punto di vista. Erix si concentra sulla giocabilità, in effetti elevata: il che e' un pregio notevole di TLJ. E fa riflettere su quanto gli autori di videogame dovrebbero puntare molto proprio sulla giocabilità, invece di sprecare risorse in altro (grafica, rendering eccetera eccetera…). A pensarci bene, infatti, forse Erix ha davvero centrato il segno. Non la storia, non la psicologia, non la grafica: è stata la giocabilità a decretare il successo planetario di The Longest Journey.

Grazie Erix!

Sherlock

Sì, Roberto Grassi. Sì, la recensione di un'altra rilassante avventura grafica: Sherlock Holmes – L'orecchino d'argento (ormai sono davvero passato dall'altra parte, eh?). Un gioco che merita di essere provato, sotto molti aspetti. Uno dei migliori. Leggete perché.

Sui quotidiani

Aggiornato il giorno 9 Febbraio 2021

Oggi è uno di quei rarissimi giorni in cui le avventure testuali compaiono su un quotidiano. Il Giornale ha un pezzo su un progetto americano di salvaguardia di “artefatti culturali”: tra questi, anche i videogiochi.

Il compito di fare una lista è stato affidato al professor Henry Lowood che ha già preso nella sua squadra una nostra vecchissima conoscenza: nientemeno che Steve Meretzky, il geniale autore di avventure testuali (che ho anche avuto il piacere di intervistare). Sì, perché tra i giochi da salvaguardare è già stata inserita una avventura testuale.

Quale? La leggenda, ovviamente: Zork I. Di cui, su Il Giornale, si parla così: “Uno dei primi videogiochi di avventura testuale, la prima versione fu scritta tra il 1977 e il 1979 dal Dynamic Modelling Group del Mit. Il nome del gioco indica un programma non ancora terminato. Ambientato in un esteso labirinto, vede come giocatore un avventuriero senza nome che ha l’obiettivo di trovare tesori nascosti nel sottosuolo sopravvivendo ai nemici Grue”.

Così viene descritto Zork. Interessante l’accenno al fatto che l’avventuriero sia senza nome: il blank hero senza personalità né “background” dell’età dell’oro avventurosa, quello analizzato anche da Roger Giner Sorolla nel suo immortale saggio sulle avventure: Crimes against mimesis.