Archivio mensile:Ottobre 2010

Recensioni IF Comp 2010: Gigantomania

Gigantomania: una noiosa rievocazione della Russia di Stalin.

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Gigantomania colpisce fin da subito per l'idea, piuttosto originale per un'avventura: ci troviamo nella Russia di Stalin nei panni di compagni-lavoratori disperati. In parte, ed è chiaro, questo gioco vuole essere una denuncia di quel contesto storico e della miseria che imperava. L'autrice, Michelle Tirto, disegna il suo scenario con una scrittura solida, anche se un po' di punteggiatura in più avrebbe fatto bene, e correda il tutto con alcune citazioni delle frasi di Stalin sparse qua e là. 

Il problema è che, sotto il profilo prettamente ludico, il gioco è noioso e poco divertente. Tanto più che la struttura a blocchi lo rallenta: infatti, Gigantomania è diviso in vari capitoli, ognuno dei quali composto da una o due stanze e per procedere è sufficiente azzeccare l'azione giusta. Nel primo capitolo, ad esempio, basta raccogliere alcuni sacchi di patate, nel secondo, in cui vestiamo i panni di un altro compagno/lavoratore, bisogna semplicemente aspettare… insomma, niente di interessante per uno che un'avventura vorrebbe pure giocarla e non solo leggerla.

E siccome Gigantomania non ha la caratura di Photopia, che di interattivo aveva ben poco ma sfruttava in modo geniale il rapporto testo/interazione che consente l'IF, il risultato è deludente. Oltre tutto, alcuni oggetti e personaggi vengono buttati lì e abbandonati senza alcuna ragione e senza inserirsi nella trama né tantomeno nel gioco. 

Recensioni IF Comp 2010: Mite

Mite: una minuscoa avventura fantasy ben programmata. 

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Non amo molto i giochi fantasy, ma questo Mite di Sara Dee, per lo stile "grazioso" e molto favolistico e per la semplicità che si percepisce fin dal primo impatto, mi ha "preso", tanto che ci ho speso tempo e l'ho finito.

Niente di che, per carità, tutto molto "semplice", appunto. A cominciare dalla trama: partendo dal nostro villaggio dobbiamo riportare al Principe-governatore un gioiello che ha perduto. L'atmosfera è un po' quella del leggendario Twin Kingdom Valley anni 80 e anche un po' quella di Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie), ma la svolgimento è molto molto più ridotto: a un avventuriero di medie capacità basteranno meno di due ore per finirlo. Gli enigmi, infatti, sono semplici, anche i più ingegnosi. E poi, il fatto che sia ben programmato, con molti sinonimi e (quasi) tutti gli oggetti visibili esaminabili (anche quelli dello scenario), facilita le cose: e questo è un bene. Certo, delude per la brevità: l'avventura del nostro eroe è davvero banale e troppo corta. 

Insomma, Mite non resterà nella storia, difficilmente vincerà la IF Comp, ma potrà divertire chi è alle prime armi con questo tipo di giochi. 

Nulla di più.

Recensioni IF Comp 2010: Heated

Heated: un altro inutile giochetto che sta bene in un dimenticatoio

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Dopo A quiet evening at home, che si svolge dopo una giornata di lavoro, per un incredibile bizzarro destino ho aperto questo Heated che si svolge… all'inizio di una giornata di lavoro. Ora, non so se l'autore di Heated, Timothy Peers, sia lo stesso anonimo autore di A quiet evening at home che voleva completare la sua… opera e che forse prossimamente ci offrirà un'avventura che si svolge durante una giornata di lavoro, fatto sta che il risultato è sempre lo stesso: un gioco da dimenticare. Un gioco scritto frettolosamente, senza cura, nato evidentemente solo per dire "Ho partecipato alla IF Comp". Un gioco che sembra, proprio come  A quiet evening at home, un'avventuretta di scarso valore anni Ottanta, con tanto di "caccia alla parola" ed enigmi insulsi. Un gioco breve, per fortuna, in cui l'obiettivo è lavarsi, vestirsi e… andare sul posto di lavoro. Mah.

Un gioco che non merita neppure una recensione più lunga.

Ma certo, una riflessione va fatta: a esplorare questa IF Comp, finora, sembra proprio che l'IF sia in una fase di regressione, anche all'estero, perché i nuovi autori non hanno idee e non ci mettono impegno.  

E pensare che Adam Cadre, con la stessa idea alla base di Heated, costruì un piccolo capolavoro (9.05). Appunto, Adam Cadre, non Timothy Peers. 

Recensioni IF Comp 2010: A quiet evening at home

A quiet evening at home: una stupidaggine programmata male che resuscita la "caccia alle parola".

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Se avete letto la riga di presentazione, c'è ben poco da allarmarsi per gli spoiler perché immagino che un avventuriero come si deve abbandonerà questo insulso giochetto nel giro di mezz'ora, come ho fatto io. A quiet evening at home è solo una perdita tempo, anonimo in tutto: non c'è il nome dell'autore (che forse non ha il coraggio di firmarsi), non ci sono credits né alcuna informazione. Indizi di sciatteria che dovrebbero fin da subito far pensare a che cosa ci troviamo di fronte, un'avventuretta dalla trama piatta che sembra un tutorial mal fatto.

L'obiettivo è fare tutto quello che si fa quando si arriva a casa dopo il lavoro: andare in bagno, cucinare, guardare la TV, ma anche l'azione più semplice qui diventa un dramma, come nell'enigma (parola grossa) della zuppa: pensate che versarci sopra dell'acqua bisogna azzeccare esattamente la frase altrimenti il parser non capisce. Insomma, torna la "caccia alla parola" anni Ottanta nella maniera peggiore.

E poi, mi chiedo perché mai un altro enigma si basi sul fatto che devo cercare il bagno… a casa mia. 

Inoltre, l'incuria nel gioco si vede in tante altre piccole cose: mancanza di punteggiatura, refusi, pochi sinonimi, descrizioni elementari e frettolose.

Ragazzi, tenetevi alla larga da questa presa in giro. 

Recensioni IF Comp 2010: Death Off the Cuff

Death Off the Cuff: un one room game giallo con toni da commedia.

Attenzione: seguono spoiler.

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Una volta non era così. Uno si metteva al computer, apriva un'avventura, la giocava e aveva delle certezze. In alcuni casi si "falliva" per un motivo o per l'altro e il gioco si chiudeva con una sconfitta. In altri casi, invece, si arrivava a un finale: e si vinceva. Punto. Negli ultimi anni, invece, quando le avventure hanno smesso di essere avventure testuali e sono diventate sempre più interactive fiction, spesso non si capisce più niente. Capita di approdare a un finale e chiedersi: ma ho vinto oppure ho perso? E come se non bastasse, negli ultimi anni ha pure preso piede la tendenza di mettere finali multipli, che ormai sembrano quasi una conditio sine qua non: se il gioco non ha finali multipli l'autore rischia di farci una figuraccia e si becca accuse di eccessiva linearità, come se la chiarezza e la linearità fossero un difetto. E con questa storia dei finali multipli la situazione si è complicata e la questione si è ingrossata al punto che la domanda, almeno in me, in certi casi è sempre più frequente: ma ho vinto o no, diamine? 

Ed è proprio quello che mi è successo con questa "entry" della IF Comp 2010, Death Off the Cuff. Si tratta di un piccolo gioco giallo, ambientato in una sola stanza, che inizia in modo originale e interessante: nei panni di un detective, ci si ritrova subito catapultati alla fine di una indagine, nel bel mezzo dell'atto conclusivo. Lo scenario è quello che, in genere, compare alla fine dei romanzi gialli stile Agatha Christie: il detective in mezzo al gruppo di sospettati pronto ad accusare il colpevole con il suo sermone. In Death Off the Cuff, che non si prende troppo sul serio e ha un'atmosfera da commedia/fumetto, per procedere è sufficiente parlare con tutti di tutto, esaminando ogni elemento sul corpo dei presenti e nella stanza. Il problema è che io non ho capito se avevo vinto. Infatti, sono arrivato ad accusare un tizio e l'ho fatto arrestare. Ma poi, leggendo la soluzione, mi sono reso conto che il vero colpevole era un altro! Ma come? E perché tu, gioco, non me lo hai detto? Quando ho fatto arrestare quel tizio il messaggio finale era stato "Hai salvato la tua reputazione"… e ciò mi ha ingannato, ho pensato di avere vinto. Invece no: certo, più sotto, a leggere bene, c'era scritto che il tizio era stato arrestato, ma al processo non era stato incriminato e tuttavia si era impiccato. Insomma: era la soluzione sbagliata.

Ma, dico io, perché non dirlo a chiare lettere, come ai vecchi tempi? Bastava una cosa tipo: "Hai salvato la tua reputazione, ma non è la soluzione giusta!".

Del resto, nei vecchi mystery anni 80 succedeva così: non si poteva mandare in galera un innocente!

Per me il giocatore deve capire dove va a sbattere, soprattutto oggi che le avventure sono cadute in disuso: se ci mettiamo anche a renderle fumose, è finita. E' uno dei lati negativi della trasformazione in "narrativa interattiva" e della manìa dei finali multipli: a volte si dimenticano le regole basilari di un gioco e si fa solo casino. Come in questo caso.  

Recensioni IF Comp 2010: The Blind House

The Blind House: un thriller psicologico e pure un po' claustrofobico che promette ma mantiene poco. 

Attenzione: seguono spoiler.

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Dopo avere aperto e chiuso velocemente alcuni giochi di questa Comp 2010, mi sono imbattuto in questo The Blind House che mi ha affascinato fin dall'inizio, al punto che ho voluto portarlo a termine, e mi ha dato l'impulso a continuare a occuparmi della gara di quest'anno.

Scritto in Glulxe, The Blind House ha il valore aggiunto di una grafica "minimalista" che ho apprezzato perché faceva molto "old style": il disegno delle due donne protagoniste, fisso in basso, e quello della stanza in cui ci si trova con le uscite possibili e gli oggetti principali stilizzati. 

Tutto comincia quando nei panni della protagonista, Helena, seguo una vecchia amica a casa sua, un piccolo appartamento in una località indefinita. Nella casa l'atmosfera è inquietante e infatti, non appena mi metto a letto, accade il più classico degli episodi in racconti di questo genere: ho un incubo e mi risveglio con le braccia ricoperte di sangue. Con una partenza del genere, uno si aspetta uno svolgimento all'altezza, ma purtroppo a conti fatti il gioco delude. Certo, appassiona, perché si ha voglia di esplorare la (piccola) casa per capire chi sia veramente la proprietaria mia amica, quali segreti nasconda, e il clima spettrale tiene desta l'attenzione. Altro pregio: la struttura prettamente narrativa con enigmi ben inseriti nella trama che non creano particolari ostacoli e permettono di proseguire agevolmente. 

Il finale, però, che in un gioco del genere è fondamentale, risulta confuso, tanto che non si capisce bene che cosa sia successo, e rovina l'impianto messo in piedi dall'autrice che si cela dietro lo pseudonimo di Maude Overton. 

Oltre tutto, ci sono alcuni fastidiosi bug che assumono peso in un'avventura così poco estesa, come la felpa che resta nella descrizione della stanza anche se la porto con me, e diversi problemi di "disambiguation" con le chiavi e le videocassette.

Peccato perché mi pare un'occasione sprecata, anche se forse il problema è nella sostanza, ossia nell'idea: molto fumo, poco arrosto. 

IF Comp 2010

Rieccomi, a mesi di distanza dall'ultimo post, per annunciare che sono alle prese con le avventure della IF Comp 2010 (ifcomp.org). Per ora, ne ho aperte e chiuse alcune senza entusiasmo, ma adesso mi sono imbattuto in una storia che promette bene. 

Come ai vecchi tempi, mi riprometto di recensire e votare.

Happy Adventuring!