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Un appello: votiamo in massa Andromeda Awakening!

La scena italiana stava sonnecchiando da mesi e mesi… ma ora, a riaprire i giochi, è arrivato un uomo nuovo: il suo nome è Marco Innocenti e finora era un perfetto sconosciuto nel mondo della narrativa interattiva. Ma adesso è uscito allo scoperto, tuttavia lo ha fatto in sordina, senza clamori: zitto zitto, si è iscritto alla ultima IF Comp con un gioco in inglese, Andromeda Awakening. Se una cosa del genere fosse successa anni fa, quando sul newsgroup dedicato alle avventure testuali fioccavano post e commenti, quando nascevano addirittura riviste online sulle avventure, si sarebbe fatto un gran parlare dell'exploit di Marco. Adesso, invece, il suo nome e la sua avventura rischiano addirittura di restare nell'ombra. Ma noi non lo permetteremo!

Andromeda Awakening è un buon gioco di fantascienza superiore alla media della gran parte dei giochi prodotti in Italia. Per essere un'opera prima è davvero notevole ed è apprezzabile lo sforzo di Marco di averlo scritto in inglese per raggiungere un pubblico molto più ampio. La fantascienza non è il mio genere, però ho apprezzato Andromeda Awakening perché è molto "story-oriented", ossia narrativo, con gli enigmi che passano sostanzialmente in secondo piano. E gli enigmi sono tutti più o meno ben inseriti nel contesto, anche se non mi è molto piaciuto quello iniziale riguardante il biglietto del treno: un puzzle vecchio stampo poco verosimile (possibile che il mio personaggio non abbia neppure i soldi per comprarsi un biglietto?). Un autore esperto non lo avrebbe pensato così. Come non avrebbe pensato così l'incipit del gioco, che è troppo veloce e non aiuta a immergersi subito nella storia.

Un incipit del genere, purtroppo, fa risaltare i piccoli difetti anziché evidenziare i pregi e provo a spiegare il perché. Il giocatore, all'inizio, è portato a esaminare tutto e a provare di tutto; lo fa per prendere confidenza con il gioco. Il trucco, per l'autore, sta nel curare al massimo le prime "location", prevedendo praticamente ogni mossa. Poi, proseguendo, il giocatore – già immerso nella storia – diventa meno "puntiglioso", dunque anche l'autore può concedersi qualche trascuratezza. Sì, è un trucchetto di "design", ma non a caso esiste una gara dedicata solo agli incipit delle avventure (Intro Comp), e simili stratagemmi narrativi sono usati in tutti gli ambiti: nel cinema, nella letteratura, ovunque.

Detto questo, Andromeda Awakening, ripeto, è un buon gioco, tutto sommato ben implementato. Eppure quel difettuccio dell'incipit poco curato – dovuto all'inesperienza – ha "scatenato" una recensione negativa di Emily Short, autrice di narrativa interattiva, critica, teorica, insomma la "mente" più attiva in questo campo (se non l'unica…) sul piano planetario. Sul sito della Short c'è stato un dialogo schietto tra lei e Marco Innocenti, e a un certo punto sono intervenuto anch'io ponendo alla Short una semplice domanda: Emily, hai giocato almeno due ore ad Andromeda Awakening? Lei ha risposto di no, ma evasivamente non ha precisato quanto tempo abbia investito nel gioco, preferendo sottolineare che due ore – per regola – è il tempo massimo concesso ai giudici e non il tempo minimo. Ok, due ore è il tempo massimo, nessuno obbliga a investire due ore in ogni gioco, però leggendo la recensione della Short mi sono fatto l'idea che abbia chiuso il gioco dopo un quarto d'ora al massimo. Eh, no, cara Emily, un critico come te dovrebbe sapere che un quarto d'ora di gioco è davvero troppo poco per scrivere una recensione onesta.

E infatti, la recensione della Short mi pare un po' scorretta.

Critica Marco per l'incipit zoppicante soffermandosi soprattutto sul lessico, sulla forma dell'inglese e su certe metafore a suo dire poco comprensibili. Certo, Marco non è madrelingua – e la Short lo riconosce – dunque non ci si poteva aspettare un testo perfetto, ed è anche vero che certe metafore che suonano bene all'orecchio italiano possono stonare a un orecchio anglofono. Tuttavia, mi sembra che la Short infierisca troppo, incaponendosi sulla "forma", punteggiatura compresa, e – cosa più grave – si ferma all'analisi del testo delle prime location, dal momento che non ha proseguito poi molto.

Per carità, ognuno può incaponirsi su ciò che vuole, il problema è che la Short attacca la forma senza però essersi affatto immersa nella sostanza: sembra abbastanza chiaro che ha abbandonato il gioco dopo poche mosse. Ed è un peccato che non abbia dedicato ad Andromeda Awakening una mezz'ora in più perché avrebbe scoperto pregi che le sono sfuggiti e avrebbe scritto una recensione più vera e onesta, quella che ci si deve aspettare da un personaggio del suo calibro. E forse avrebbe anche apprezzato di più lo sforzo di un italiano che scrive un'avventura in una lingua non sua. 

Invece, lei ci è andata giù pesante con una recensione superficiale per sua stessa (mezza) ammissione: ha perfino compilato una personale classifica dei giochi in gara, inserendo Andromeda Awakening tra quelli da evitare (not reccomended!). E che diamine!

Una cosa del genere, proprio perché arriva da un personaggio tanto autorevole nel mondo della narrativa interattiva, può inficiare le votazioni e Marco non lo merita (un tempo non si poteva – giustamente – parlare dei giochi in gara prima dei risultati, poi questa regola è stata tolta, facendo a mio avviso un grave danno ai concorrenti). 

In conclusione, ragazzi, lancio un appello: sosteniamo le buone avventure italiane e votiamo in massa Andromeda Awakening sul sito della IF Comp.

Jonathan Danter

Ecco calda calda una nuova recensione di una avventura grafica prodotta in Italia: Jonathan Danter – Il sangue di Giuda. Un gioco di qualità, divertente, piacevole. Che fonde bene vecchio e nuovo stile. Leggetela qui. Ogni commento e' ben accetto.

Aggiornamenti

Aggiornato il giorno 30 Marzo 2006

Riprendono gli aggiornamenti su L’avventura è l’avventura con due recensioni di avventure grafiche che ho giocato.

Ecco l’annuncio della prima recensione (che era pronta già da qualche mese):

Dopo averlo iniziato e interrotto più volte negli ultimi quattro anni (sì, quattro) ho finalmente concluso un gioco al quale tengo molto: Gabriel Knight II – The Beast Within. Certo, non è un’avventura testuale, ma un’avventura grafico-filmica, però – come nel caso di Post Mortem e In Memoriam, può dare spunti per la creazione di giochi solo testuali. Ecco, allora, la recensione.

Ed ecco l’annuncio della seconda recensione:

Dopo quasi un anno (addirittura) di inattività ritornano gli aggiornamenti de L’avventura è l’avventura. Negli ultimi tempi, infatti, ho ripreso con una certa assiduità l’attività avventurosa, pur giocando per lo più avventure grafiche. Come Still Life, di cui propongo questa recensione, come al solito scritta sempre tenendo bene a mente le avventure testuali per confronti e/o eventuali idee da rubare alle grafiche.

Per il resto, vi anticipo che, presto, lancerò il bando per la One Room Game Competition 2006. Ebbene sì: la Orgc ritorna. Sperando nell’aiuto dei miei amichetti Giovanni Riccardi o Paolo Vece per l’organizzazione. E sperando che voi, o avventurieri italiani, siate della partita numerosi. L’anno scorso provò a iscriversi anche un americano (ma arrivò fuori tempo). Sento, come un veggente stile-Otelma, che quest’anno ci sarù qualche
contributo estero.

A presto (e godetevi la recensione di Still Life).

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