Interactive Fiction? Preferisco Adventure

Aggiornato il giorno 11 Maggio 2020

Ha lasciato il segno e se n’è andato. Non gioca e, soprattutto, non scrive più avventure. Non c’era da aspettarselo dall’uomo che, assieme a Will Crowther, ha inventato il genere: Don Woods. Eppure è così. Ma non disperiamo perché forse, un giorno o l’altro, la voglia gli tornerà.

Intanto, soffermiamoci sulla Storia in questa intervista del 2001.

Mr. Woods, che cosa si prova ad essere il primo autore di avventure?
Sono contento di aver lasciato un segno duraturo nel mondo: da molta gente il mio è ritenuto un contributo positivo. I giochi hanno sempre occupato una parte importante della mia vita e mi rende felice pensare che una cosa fatta da me abbia stimolato la produzione di altri giochi e abbia portato così tanto divertimento.

Don Woods nel 2010

Ci racconta la storia di “Adventure”? E’ vero che trovò una copia del programma vicino al computer di un certo Johnny Appleseed? Ricorda il giorno esatto?
No, non ricordo il giorno esatto: accadde, comunque, all’inizio del 1976, forse a marzo oppure ad aprile. Studiavo al Computer Science department di Stanford, c’era uno studente che parlava di un gioco trovato vicino a un computer del Medical Center. Gli chiesi una copia da provare sul computer Sail: non funzionava bene perché i sistemi operativi erano diversi, ma riuscii a farlo partire. Il gioco aveva qualche bug: c’era, ad esempio, una locazione da cui era impossibile uscire.

Possiede una foto di quel ”vecchio” computer Sail?
Quel “vecchio” computer era il sistema dello Stanford Artificial Intelligence Laborator, detto anche Sail. A proposito: voglio precisare che Adventure non ha nulla a che vedere con l’intelligenza artificiale, come qualcuno invece ha detto. Comunque, non ho foto di Sail e Stanford ha venduto quegli uffici moltissimo tempo fa.

Perché decise di migliorare ed espandere il programma?
La versione originaria si basava soprattutto sull’esplorazione ed era quasi del tutto priva di engimi. Pensai che sarebbe stato un interessante punto di partenza per un gioco e avevo voglia di provarci. Il gioco era firmato da Crowther, decisi di inviare una e-mail all’indirizzo crowther@xxx: quel messaggio sarebbe arrivato a tutti i proprietari di una casella di posta elettronica con il nome “Crowther” prima della chiocciola. Oggi questo è impossibile. A quei tempo, però, Internet era molto limitato: si chiamava Arpanet ed era stato fondato dalla Advanced Research Projects Agency del dipartimento per la Difesa statunitense. Comunque ricevetti moltissimi messaggi d’errore, provenienti da siti che non avevano persone con quel nome, ma alla fine Crowther, che allora lavorava alla Xerox, mi inviò il codice sorgente…

Ha mai pensato di scrivere giochi per lavoro?
Non ho mai lavorato per industrie di videogame: ho sempre preferito che rimanessero un hobby. Mi piacciono così tanto che non riuscirei a intenderli come “lavoro”.

Ha mai pensato di scrivere un’altra avventura?
No. Il genere è andato al di là di quello che ho in mente. Oggi le avventure hanno trame complesse, storie, misteri. Io sono bravo a creare puzzle, ma non saprei metterli insieme per costruire una storia. E’ invece una cosa che potrebbe fare mia moglie: ecco, potremmo scrivere un gioco assieme. Ma nessuno dei due ha tempo.

Da quanto tempo è sposato?
Da 17 anni. Ho una figlia e una nipote, vivo in California, a sud di San Francisco. Ho compituo 47 anni da poco, ne avevo 22 quando ho cominciato a lavorare ad Adventure.

Hobby?
La maggior parte del mio tempo libero lo passo giocando con I miei amici. Ogni settimana organizziamo 3-4 serate dedicate ai giochi da tavolo, un’altra serata, invece, è per i giochi di ruolo. Spesso io e i miei amici modifichiamo le regole, cerchiamo di migliorarle oppure sperimentiamo delle varianti.

Che lavoro fa?
Sono un ingegnere informatico: progetto e scrivo programmi. L’ho fatto per varie società, producendo molte cose diverse.

La versione originale di Adventure

E Will Crowther lo sente ancora? Siete amici?
Quando scrisse la sua versione di Adventure era in Massachusetts, quando lo rintracciai con la famosa e-mail era alla Xerox in California, non lontano da Stanford. Anch’io ho lavorato per la Xerox, ma non nello stesso edificio suo. Ci incontrammo, però non ricordo esattamente quando. Poi ci siamo tenuti in contatto, più che altro per discutere del gioco. Una volta ci fu chiesto di sviluppare una versione speciale di Adventure e decidemmo di vederci a casa sua per lavorare. Non posso dire che eravamo “amici”: il nostro era una rapporto tra due persone impegnate nello stesso progetto. E’ da un po’ che non lo sento, ho un suo indirizzo e-mail, gli ho scritto ma non ha mai risposto. Forse quell’indirizzo non va più bene.

Uno dei modelli di Adventure è Tolkien, vero?
Molto indirettamente. Tolkien è senza dubbio fonte d’ispirazione per Dungeons & Dragons, mentre D&D e Tolkien furono fonte d’ispirazione per un gioco di ruolo realizzato da Crowther e dai suoi colleghi in Massachusetts. E quel gioco di ruolo – credo l’avessero chiamato Tales of Middle Earth – ebbe in Crowther una certa influenza nella realizzazione di Adventure. C’è chi rimane sorpreso scoprendo che, quando scrivevo la mia parte di Adventure, non avevo ancora provato D&D né altri giochi di ruolo. Più avanti qualcuno mi ha fatto conoscere i giochi di ruolo: conoscevano Adventure ed erano certi che mi sarebbero piaciuti. Naturalmente, avevano ragione. Insomma, ho letto Tolkien, ma non l’ho mai usato come modello: anche la descrizione del vulcano, che secondo alcuni fu ispirata da Mount Doom, venne scritta senza prendere spunti particolari da immagini o libri.

Che cosa significa Xyzzy?
E’ solo una parola senza senso inventata da Crowther.

Cosa ne pensa delle avventure testuali di oggi?
E’ un po’ che non provo avventure testuali. Preferisco le versioni per computer di alcuni giochi da tavolo e i “position-building games” come Heroes of Might & Magic. Ma per lo più gioco con gli amici, non al computer.

E le vecchie avventure? La Infocom?
Ho provato alcuni giochi Infocom prima ancora che la Infocom esistesse. Ho giocato a Zork quando era ancora in via di sviluppo al Mit e l’ho quasi finito. C’è un enigma che non sono ancora riuscito a risolvere. Una sera, dopo una lunga notte al laboratorio, sulla strada di casa mi balzò in mente la soluzione. Purtroppo non ricordo quale enigma fosse. Comunque, il giorno dopo tornai al laboratorio, avviai la connessione con il Mit e ricominciai, ma scoprii che gli autori avevano ampliato moltissimo il gioco. A quel punto mi arresi e abbandonai l’idea di finirlo.

E i giochi di Scott Adams?
Come ho detto, non gioco molto alle avventure testuali: forse ho anche provato un’avventura di Scott, ma non ne sono certo.

Autore preferito?
Mmm. Difficile sceglierne solo uno. Larry Niven? Forse Steven Brust.

Ha guadagnato soldi grazie ad Adventure? Quanto?
E’ successo, ma mai grandi cifre. C’è gente che mi ha inviato 10 o 20 dollari, una volta o due sono stato invitato a cena. Io e Crowther mettemmo a punto una versione commerciale e ricevemmo royalties per un po’, ma mai molti soldi.

Parliamo di hardware. Qual è stato il suo primo computer?
Avevo undici anni quando cominciai a usare I computer, era il 1965 e quasi nessuno li aveva. Ho venduto il mio primo programma quando avevo 12 anni: era un programmino semplice che la società di mio padre usò in un’esposizione. La società venne poi acquistata dalla Honeywell, e il mio computer divenne l’Honeywell 416. Oggi il mio sistema preferito è Unix. Conosco bene i sistemi operativi dei Pc e dei Mac, ma per ogni lavoro serio la prima scelta è sempre Unix.

Le avventure possono avere un nuovo mercato?
Non ho idea. Non seguo molto quel tipo di industria.

Ultima domanda: ha mai firmato un autografo come autore di Adventure? Ne manda uno a noi?
No, credo di non averne mai firmato uno. E preferisco non cominciare ora. Mi spiace.

PS: Abbiamo chiesto a Don disegni, mappe o schizzi di “Adventure”. Ha risposto che non ne ha. Ricorda, però, un diagramma del primo labirinto (all-alike maze), “usato per controllare se il giocatore poteva davvero uscire”.

Giugno 2001