Perché scrivere IF?

Aggiornato il giorno 11 Maggio 2020

di Emily Short

Il Progetto F&F nasce per ricevere contributi originali, ma ci sembrava giusto pubblicare quest’articolo di Emily Short, autrice americana, che riassume bene lo spirito dell’IF come la intendiamo noi (la segnalazione e la traduzione sono di Giovanni Riccardi).

Perché scrivere IF?

Perché è un nuovo mezzo e permette una flessibilità che altri tipi di scrittura non offrono. Spesso mi è capitato di dover scegliere tra diversi modi di finire una storia di narrativa statica. La libertà di scrivere TUTTI i possibili finali è molto seducente (ed è la ragione per cui ho speso così tanto tempo a scrivere Galatea).

Perché è un mezzo complicato, e tiene in esercizio diversi tipi di abilità e capacità. Conta lo stile della prosa. Conta l’abilità nella programmazione. E se lavorate in Glulx o HTML-TADS contano anche le vostre capacità artistiche, fotografiche e musicali.
Personalmente il mio problema è la concentrazione. (Indovinate perché ho una laurea in Greco, con Fisica come materia secondaria. Suggerimento: non è perché la Meccanica Classica ha a che fare con i Classici.) Diciamo così, mi piace il lavoro creativo che mi permette qualche volta di lavorare ad un dialogo per il mio personaggio e qualche volta di scrutare il codice per trovare la causa del Vile Zero Error From Hell.

Perché ha un pubblico piccolo, articolato e appassionato. Il vostro gioco potrà non piacere alla gente, ma la loro risposta sarà comunque istruttiva e premurosa. Ho sentito diverse lamentele riguardanti il numero (mai abbastanza) e la forma (dura) della risposta ai nuovi giochi data dai frequentatori di Raif. e Rgif. Ma ci sono diversi modi per evitare il problema (Rewiew Conspiracy, l’iscrizione a una delle competizioni più importanti). E se avete lo stomaco per sopportarlo, una sola critica da parte di un giocatore attento e acculturato vale MOLTO di più di una dozzina di ripetizioni di “HO AMATO TANTISSIMO IL TUO GIOCO!!!!” fatte da lettori di un newsgroup di fan.

E perché, come la maggioranza di noi tutti, spesso mi è capitato di essere totalmente catturata dalla narrativa interattiva — prima dai giochi della Infocom, poi da Curses e Jigsaw, ed infine da Spider And Web — e mi sono ritrovata a volere disperatamente emulare, rispondere, sorpassare. Infine, l’arte è qualcosa che si vuol far conoscere al mondo (a meno di non essere Emily Dickinson) nella speranza di trovare un pubblico; si diventa un missionario, un ambasciatore, o perfino un agente dello spionaggio che cerca, se non Jodie Foster, almeno qualcuno con uno spirito affine. Scrivere IF è per me una maniera per dire a tutti quelli di cui ho amato i giochi, “Sì, ti ho ascoltato; ora puoi ascoltarmi tu?”

Molto meglio che bombardare Graham, Zarf e gli Implementors (1) con messaggi di adulazione senza speranza. Voi che ne dite?

NOTE:
(1) Gli autori dei giochi Infocom. Vedi anche http://www.csd.uwo.ca/Infocom/authors.html

Emily Short (articolo originale)
Traduzione di Giovanni Riccardi con il consenso dell’autrice