Sherlock Holmes – The Awakened

The Awakened (Frogwares 2007)

Con The Awakened-Il Risveglio siamo di fronte al terzo capitolo dedicato a Sherlock Holmes dalla software house ucraina Frogwares, che ogni volta cerca di imboccare strade originali nell’impostazione delle proprie avventure. Se Il Mistero della mummia era piuttosto grezzo, ai limiti della giocabilità, già con L’orecchino d’argento i passi avanti erano evidenti: grafica eccezionale, fluidità, enigmi piuttosto onesti, un bel giocare insomma. Ma The Awakened è ancora meglio, nonostante all’inizio il sistema di gioco possa lasciare un po’ spiazzati.

La visuale, infatti, è in prima persona a 360 gradi (come Dracula, per intederci) ma, cosa inusuale nelle avventure grafiche, non c’è alcun puntatore: proprio così, gli oggetti, tutti gli oggetti, saranno manipolabili, ossia diventeranno “visibili”, interattivi, quando punteremo gli occhi su di essi. Il che può creare un certo disorientamento all’inizio, ma poi si rivela una trovata efficace che snellisce il gamplay.

Comunque sia, nonostante la prima persona, avremo modo di vedere più volte il buon vecchio Sherlock: nelle cutscenes, ma anche quando la parola di tanto in tanto passerà al fido Watson.

L’intreccio prende il via da un incubo del dottor Watson, un sogno cruento, inquietante. Poi, parte l’indagine che ruota attorno alla scomparsa di un uomo al servizio di una ricca famiglia londinese e porterà i nostri eroi in giro per il mondo: da un manicomio in Svizzera a un bordello della Louisiana fino alle oscure caverne della Scozia. A dire il vero così come nei precedenti capitoli, anche qui la trama è fin troppo intricata, pur essendo nella sostanza piuttosto esile: si contorce, si avvita su stessa inutilmente facendo sì che sia facile perdere il filo del discorso. Sarebbe stato meglio indubbiamente semplificarla o offrire più elementi connettivi, perché così com’è si finisce per indagare alla cieca, a risolvere enigmi senza capire bene quale sia il senso di tutto. L’alternativa sarebbe quella di seguire la storia prendendo appunti su un bel bloc notes, ma quanti avventurieri sono dotati di tanta santa pazienza? Sì, certo, tutti i dialoghi vengono registrati, i documenti conservati, ma consultarli di volta in volta per riannodare le fila è esercizio tedioso: perché non prevedere una sorta di riassunto complessivo in fieri?

In tutte le presentazioni e le recensioni del gioco, poi, si dice che The Awakened è ispirato ai miti di Ctulhu del grande scrittore horror Howard P. Lovecraft. In realtà ho trovato l’accostamento piuttosto forzato e forse incoraggiato dalla campagna pubblicitaria: infatti, le atmosfere lovecraftiane non sono così vivide, se non in parte nel finale. Niente a che vedere, per dire, con un gioco veramente lovecraftiano come Necronomicon.

Comunque sia, tutto sommato il plot risulta appassionante e il tocco horrorifico spinge a continuare, intriga, benché l'atmosfera non sia particolarmente affascinante: come dire, risulta un po' "finta", "giocosa", e non dà mai la possibilita' di immergersi totalmente nel "mood".

Il gameplay, invece, è interessante: mancando il puntatore, si scruta ogni dettaglio con un particolare realismo e la ricerca di indizi, dalle impronte ai minuscoli oggetti, dà davvero la sensazione di vestire i panni di un detective. Insomma, è un’ottima trovata per un gioco investigativo, forse una delle migliori di sempre. Inoltre, ulteriore punto a favore, i movimenti sono fluidi, si procede spediti, tanto più che è presente pure una mappa che, in certi momenti, permette di “volare” da un luogo all’altro. Già la mappa: altro punto a favore di The Awakened. Dal porto allo scenario a New Orleans, è formata da numerose locazioni che ci regalano una mappa aperta, ricca, non le solite tre-quattro stanze per sezione di tante avventure stile “affrontami e poi prosegui”. Insomma, c’è spazio per un po’ d’esplorazione e ciò è un fatto positivo.

Quanto agli enigmi, i ragazzi della Frogwares hanno fatto un ottimo lavoro. Non ci sono enigmi illogici, tutto è ben integrato e funzionale alla storia. Non mancano, però, le forzature: per esempio, a un certo punto del gioco, è decisamente assurdo che uno come Sherlock Holmes debba sudare sette camicie per procurarsi una somma di denaro necessaria ad andare avanti. Altri aspetti, invece, potevano essere meglio sviluppati considerate le potenzialità del personaggio: perché non sfruttare meglio l’abilità nel travestimento del nostro personaggio creando qualche puzzle ad hoc?

Nel corso del gioco, solo due o tre volte ho dovuto consultare un walkthrough ed è successo per quel genere di enigmi che non riesco a sopportare: gli enigmi logici. Qui sono ridotti al minimo, d’accordo, ma ce ne sono due davvero ostici e qualche indizio per risolverli avrebbe fatto solo bene: sto parlando di un rompicapo da Settimana Enigmistica che si incontra verso metà gioco e di una sciarada numerica che non avrebbe sfigurato in un test d’ammissione al club degli intelligentoni Mensa. Cari sviluppatori, volete capirlo che qui fuori c’è gente dal cervello normale senza neuroni einsteniani?

Gentili lettori, vi prego di farmi sapere se tra voi c’è qualcuno che, senza conoscerlo in precedenza, ha risolto il rompicapo dell’orologio…

Ho trovato invece simpatico un altro tipo di enigmi da alcuni criticato: di tanto in tanto Holmes fa una domanda a Watson per capire se sia arrivato alle conclusioni cui è giunto lui e Watson, ossia noi alla tastiera in quel momento, deve rispondere con una parola che va digitata stile avventura testuale. E’ l’angolo dell’indovinello e l’ho apprezzato anche se, in un caso, avevo in pugno la risposta ma non trovavo il termine giusto: la Frogwares, per le prossime volte, dovrebbe considerare l’esistenza dei sinonimi.

Un’altra chicca è l’enigma dell’inseguimento: a un certo punto, Holmes dovrà dare la caccia a un criminale rincorrendolo in una sorta di cantiere, tra assi da spostare, porte da sfondare e salti da affrontare: bello, bello e adrenalinico. Del resto, oltre ai classici enigmi che richiedono l’uso degli oggetti dell’inventario e in qualche caso la loro combinazione, The Awakened offre pure una serie di enigmi “fisici”: Holmes si troverà infatti a dovere spostare oggetti o carrucole: peccato che gli enigmi di questo tipo, alcuni davvero interessanti, siano ridotti al minimo.

Nel complesso, dunque, il gioco è piacevole, dà soddisfazioni, ed è pure piuttosto lungo: una trentina di ore, se non di più, davanti al computer non ve le toglie nessuno. Un plauso particolare, inoltre, va al doppiaggio: l’attore che dà la voce a Holmes è davvero bravo e moolto londinese, il che contribuisce notevolmente all’appeal.

In conclusione: molti lati positivi, pochi lati negativi. Tra i difetti, un finale poco sorprendente, non degno di un giallo, privo di colpi di scena e piuttosto stereotipato. E poi, difetto ancora più grave, i bruttissimi bug, aspetto che va sottolineato: per ben due volte mi sono bloccato a lungo salvo scoprire che ero incappato in due bug. Ciò è quanto di peggio possa succedere in una avventura: in genere, si cede alla tentazione di andare a vedere il walkthrough certi di essere di fronte a un bug, e poi si scopre che in realtà, altro che bug, siamo stati noi a non sapere risolvere l'enigma. In The Awakened, invece, in ben due occasioni il bug era bello lì presente a fare perdere un sacco di tempo. Una cosa del genere, se dovessi dare un voto al gioco, farebbe perdere tranquillamente due punti. 

Eppure, ciò non basta a bocciare questo gioco, anzi: consiglio a tutti gli avventurieri di dargli un'occhiata perché per molti versi merita.  

Francesco Cordella – luglio 2008

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